Mi hanno chiesto di scrivere qualcosa per ricordarti, ma non è facile scegliere le parole per raccontare di te.
Eri tante cose, fatte di luce e di ombre: eri forza e fragilità, orgoglio e tenerezza. Eri una mente che si arrovellava e un grande cuore che batteva.
Bisognava conoscerti per capirti davvero. Per andare oltre alla corazza che indossavi e vedere ciò che eri.
Chi eri Rocky?
Eri un grande cane, il cui unico sogno era quello di camminare a fianco di una persona a cui appartenere e che gli appartenesse. Avresti dato la vita per lei.
Non eri uno di quei cani che amano le persone, tutte. Eri uno di quelli che ne vogliono amare una sola, ma per sempre.
Eri così tante cose, e così intricate e complesse, che sei stato anche oggetto di una tesi di laurea, che si è meritata un bel 110 e lode. Ti ricordi? Beh, Rocky, lo sai: li valevi tutti. Ne abbiamo parlato.
Saresti stato un grande compagno di vita: leale, forte, fiero che esprime il suo amore in modi che, per chi lega l’affettività allo scodinzolio del cane e alla carezza dell’uomo, non capirà mai.
Qualcuno ti ricorderà per le buffe posizioni che assumevi dormendo. Sempre fuori, dove, basta aprire un occhio, e il mondo si può controllare.
Altri per il tuo carattere, che ad essere forti e decisi in quello che si vuole si sembra sempre poco amabili.
Qualcuno per la tristezza che velava il tuo sguardo.
Il tuo sguardo.
Mi ci sono persa, sai.
E l’ho incrociato l’ultima volta poche ore prima che te ne andassi. Ci siamo guardati a lungo. Era il nostro saluto. Ora lo so.
Mi mancherai, Rocky. Tanto da fermare i miei passi ogni volta che entrerò in canile.
Chiuderò gli occhi e cercherò, tra gli abbai, il tuo che, come sempre, mi avvisa che mi hai sentito arrivare e già chiami.
Forse, se sarò fortunata, in qualche modo ti sentirò.
Buon ponte, amore. Sai cosa fare.